C'è una piccola valle, in provincia di Sondrio, che è per gli #scout italiani un luogo unico: la Val Codera. Ci si arriva a fatica, solo attraverso centinaia di scalini, solo a piedi, passo dopo passo. Tornare in Val Codera, per chi è stato scout, è come tornare a casa. Durante il fascismo questa valle era il luogo della libertà per il movimento dichiarato fuori legge da Mussolini. Qui si radunavano le Aquile Randagie, ragazzi milanesi che la raggiungevano per vivere qualche ora di libertà e indossare l'uniforme scout, altrimenti proibita dalle Leggi Fascistissime. Ve ne parlo oggi per raccontare la storia di un italiano sconosciuto ai più. Ma un grande italiano. Don Giovanni Barbareschi, una delle ultime Aquile Randagie, ci ha lasciato qualche ora fa. Aveva 96 anni, ha vissuto la sua vita fino in fondo. Era un "ribelle per amore", uno dei sacerdoti che ha salvato centinaia di ebrei e benedetto pubblicamente le salme dei partigiani uccisi dai tedeschi. Fu arrestato dai nazisti il giorno stesso in cui fu ordinato prete. Le prime messe - incredibile a pensarci oggi - le celebrò a San Vittore, da detenuto politico. Nel dopo Guerra collaborò con grandi personaggi della chiesa milanese, dal Cardinal Schuster a don Gnocchi a Carlo Maria Martini. Pubblicava una rivista chiamata "Il Ribelle" Mi piace pensare che salutando don Giovanni e tutte le Aquile Randagie (a cominciare da Baden, monsignor Ghetti), ciascuno di noi ricordi a se stesso che gli ideali sono il valore più grande della vita. Che siamo fortunati a vivere in un tempo di pace. Che dobbiamo lottare per mantenere forti i valori di democrazia e rispetto per il diverso. E che se avessimo tutti un millesimo del coraggio delle Aquile Randagie, questo Paese sarebbe migliore. Proviamoci! Buona strada, don Giovanni.

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マッテオ・レンツィのインスタグラム(matteorenzi) - 10月6日 17時25分


C'è una piccola valle, in provincia di Sondrio, che è per gli #scout italiani un luogo unico: la Val Codera. Ci si arriva a fatica, solo attraverso centinaia di scalini, solo a piedi, passo dopo passo. Tornare in Val Codera, per chi è stato scout, è come tornare a casa.
Durante il fascismo questa valle era il luogo della libertà per il movimento dichiarato fuori legge da Mussolini.
Qui si radunavano le Aquile Randagie, ragazzi milanesi che la raggiungevano per vivere qualche ora di libertà e indossare l'uniforme scout, altrimenti proibita dalle Leggi Fascistissime.
Ve ne parlo oggi per raccontare la storia di un italiano sconosciuto ai più. Ma un grande italiano.
Don Giovanni Barbareschi, una delle ultime Aquile Randagie, ci ha lasciato qualche ora fa. Aveva 96 anni, ha vissuto la sua vita fino in fondo.
Era un "ribelle per amore", uno dei sacerdoti che ha salvato centinaia di ebrei e benedetto pubblicamente le salme dei partigiani uccisi dai tedeschi. Fu arrestato dai nazisti il giorno stesso in cui fu ordinato prete. Le prime messe - incredibile a pensarci oggi - le celebrò a San Vittore, da detenuto politico. Nel dopo Guerra collaborò con grandi personaggi della chiesa milanese, dal Cardinal Schuster a don Gnocchi a Carlo Maria Martini. Pubblicava una rivista chiamata "Il Ribelle"
Mi piace pensare che salutando don Giovanni e tutte le Aquile Randagie (a cominciare da Baden, monsignor Ghetti), ciascuno di noi ricordi a se stesso che gli ideali sono il valore più grande della vita. Che siamo fortunati a vivere in un tempo di pace. Che dobbiamo lottare per mantenere forti i valori di democrazia e rispetto per il diverso. E che se avessimo tutti un millesimo del coraggio delle Aquile Randagie, questo Paese sarebbe migliore. Proviamoci!
Buona strada, don Giovanni.


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2018/10/6

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